LA PUGLIA E' A NORD...
GLI ARTICOLI PUGLIESI DI VIRGILIO LILLI
Virgilio Lilli è stato uno dei nomi di spicco del giornalismo italiano del
Novecento. Nato casualmente a Cosenza nel 1907, da padre romano e madre veneta,
si dedica ben presto al giornalismo. Nel corso degli anni collabora a numerosi
organi d’informazione, girando per il mondo come inviato speciale. Di qui i suoi
scritti di guerra e gli articoli di viaggio, che ha in parte racchiuso in
volume. Lilli, che coltivava anche altri interessi culturali, tra cui la
pittura, negli anni Settanta diventa presidente nazionale dell’Ordine dei
giornalisti per poi spegnersi a Zurigo, per un male incurabile, nel 1976.
Nelle sue vesti di inviato speciale, tra maggio e settembre del 1959,
sulle pagine del Corriere della Sera Lilli dedica alla Puglia ben 13
articoli, che si leggono ancora con vivo interesse. Si tratta di scritti di
ampio respiro, in cui l’autore mostra il suo stile asciutto e personale, il suo
gusto delle rapide ed efficaci descrizioni, la sua capacità di interessare il
lettore senza vuoti artifici, facendo perno sulla realtà dei fatti e sulla
volontà di comprenderli e spiegarli.
Quattro articoli sono dedicati a padre Pio. Nel 1959 il cappuccino con le
stimmate si ammala, destando preoccupazione nei fedeli. Lilli arriva a San
Giovanni Rotondo, mostrando un paese tutto unito intorno al frate, dove le donne
portano fagotti e vassoi in dono a padre Pio, preoccupate dal fatto che non
mangia quasi niente. Ma con questi cibi starà subito meglio, e così dicono al
frate portinaio: «Ditegli che assaggi questo salame… questa caciotta con le
olive…».
Lilli guarda e registra tutto, senza parole superflue e senza troppe mediazioni
ideologiche. Di certo, però, non accetta i modi bruschi dei frati che si
sforzano in tutti i modi di tenere lontano la gente. Il 7 luglio 1959 l’articolo
è intitolato Severi frati dai modi bruschi vegliano su Padre Pio ammalato,
e Lilli riferisce di episodi che hanno come protagonisti un cantante e un
senatore, per poi riferire del modo sgradevole in cui lui stesso viene trattato:
«è bastata la nostra qualifica di giornalisti, pronunciata con la più garbata
delle inflessioni, a procurarci automaticamente ingiurie e minacce». Il
francescano di guardia ha uno sguardo torvo e usa parole dure, lasciando di
sasso Lilli, che si chiede il perché «di un simile furore in un mondo d’amore
per destinazione, come quello francescano».
Giocato sul filo del paradosso è invece l’articolo del 13 giugno,
intitolato La Puglia sta al Nord, che si apre con queste parole:
«L’affermazione più imprecisa che si possa fare a proposito della Puglia è che
essa sia sud». La regione, argomenta Lilli, possiede una foresta, ha ricordi
imperiali legati a Federico II, è abitata da gente tutt’altro che pigra. Tra la
pianura del Tavoliere e la Lombardia c’è una netta somiglianza, e così tra la
gente di mare di Bari, Brindisi e Taranto, che ricorda quella di Genova o La
Spezia.
Insomma, Lilli appare un entusiasta della regione e tesse anche le lodi
del Gargano, in uno scritto intitolato D’oro lo sperone d’Italia
(l’articolo è del 30 giugno). L’inviato si trova a Monte Sant’Angelo, deciso a
rivelare ai lettori i tanti volti di una zona tradizionalmente poco nota agli
italiani. Eppure il Gargano «è un mondo intero, a sé, montagna, altopiano,
foresta, città, castelli, fortezze, chiese, santuari, conventi, mare, spiagge,
riviere, campagne, laghi eccetera». Il 17 luglio, poi, Lilli ritorna
sull’argomento, concentrandosi su Mattinata, un’amena località che gli offre una
straordinaria scoperta. Qualcuno lo invita a recarsi nella farmacia di quel
paese, per comperare un tubetto d’aspirina o un calmante. Il misterioso
suggerimento lascia spazio ad una piacevolissima sorpresa, quando trova
all’interno numerosi reperti museali, raccolti dal dr. Matteo Sansone, che
formano ancor oggi la nota caratteristica di questa farmacia. L’episodio offre a
Lilli l’occasione per elogiare una civiltà in cui umanesimo e civiltà si fondono
perfettamente.
Ci sarebbe ancora molto da dire su questi articoli, dedicati tra l’altro
ai vini pugliesi (La Puglia nel bicchiere), che vengono trasformati in
marchi più famosi e considerati, malgrado la regione sia tutta ricoperta di
viti, come un mare. Lilli scrive che «la capitale del Chianti è San Severo di
Puglia e quella dell’astigiano è Barletta», con un paradosso solo apparente. Le
ultime notazioni, poi, in altrettanti articoli, sono per i ‘sottani’ di
Manfredonia, per Canne della battaglia, per il disastro di Barletta, ossia il
crollo dell’edificio di via Canosa 7, che il 16 settembre 1959 provoca la morte
di ben 58 persone (Lilli dedica all’argomento due diversi scritti, il 19 e il 20
settembre). L’ultimo articolo che abbiamo letto, apparso il 25 settembre, è
dedicato a Gallipoli, descritta con le sue tradizioni religiose e il suo legame
con il mare.
Questi scritti, insomma, formano un attento e originale mosaico della
Puglia, fissata magistralmente da un giornalista del calibro di Virgilio Lilli.
Virgilio Lilli (1907-1976) è un giornalista e scrittore che ha goduto
in vita di una notevole reputazione, affiancandosi alle firme più note del suo
tempo. Collaboratore di varie testate, inviato speciale e firma di terza pagina,
Lilli ha vinto anche premi letterari ed è stato presidente dell’Ordine nazionale
dei giornalisti, negli anni Settanta. Tra i suoi tanti articoli, spiccano quelli
dedicati alla Puglia, composti tra maggio e settembre del 1959 e apparsi sulle
pagine del Corriere della Sera. L’inviato speciale mostra la sua simpatia per la
regione, di cui sottolinea la notevole bellezza. Dal Gargano fino a Gallipoli,
passando per Barletta, Lilli si rivela un giornalista di razza, dalla penna
originale.