STUDI IN ONORE DI MICHELE DELL'AQUILA
Un’antica consuetudine vuole che il pensionamento di
alcuni illustri studiosi venga accompagnato da una serie di manifestazioni e pubblici omaggi; spesso il personaggio in questione viene solennemente festeggiato da colleghi ed allievi, che si preoccupano anche di dedicargli dei saggi. E’ stato così pure per il prof. Michele Dell’Aquila, che ha varcato la soglia dei 75 anni, buona parte dei quali trascorsi in ambito universitario ad occuparsi di letteratura italiana.Dell’Aquila, infatti, ha insegnato per molti anni a Bari, presso la Facoltà di Magistero, rivestendo a lungo l’incarico di preside. Egli ha partecipato attivamente alla vita delle riviste letterarie, e non a caso proprio “La nuova ricerca”, da lui diretta, edita annualmente a Bari e stampata a Pisa dagli Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, gli ha dedicato due corposi volumi di saggi, Studi in onore di Michele Dell’Aquila (2003, pp. 369 e 394, senza indicazione di prezzo).
Il secondo tomo, tra l’altro, riporta in appendice, con numerazione a parte, una dettagliata Bibliografia degli scritti, che va dal 1962 al 2002, con ben 959 voci schedate.
Interprete della scuola letteraria barese e del suo storicismo, Dell’Aquila si è occupato di molti autori; volendo provare a riassumere la sua attività, dobbiamo ricordare almeno la sua propensione per l’Ottocento e il Novecento, da una parte, e il suo interesse per la letteratura pugliese.
I suoi testi sulla letteratura pugliese, in particolare, da Parnaso di Puglia nel ‘900, edito da Adda, a Puglia, per la collana dell’editrice La Scuola, hanno offerto dei preziosi strumenti di lavoro per tantissimi studiosi, costituendo una base di partenza, oltre che un costante punto di riferimento. In fondo, si deve anche a lui se numerosi studiosi si sono tuffati nella ricerca, tirando fuori tante opere scritte in Puglia e da pugliesi, dimostrando, senza sciocchi campanilismi, la vitalità e le specificità di una regione.
La storia della letteratura non vive di compartimenti stagni, ma di fitte e complesse intersezioni.
D’altra parte, però, non si possono dimenticare i suoi studi sui protagonisti assoluti della letteratura degli ultimi due secoli; si pensi solo, ad esempio, agli studi su Manzoni e Leopardi, che hanno accompagnato a lungo il suo impegno di italianista.
Giunto al giro di boa del pensionamento, Dell’Aquila ha ora ricevuto l’omaggio di numerosi docenti di varie università italiane con, in prima fila, per ovvi motivi, gli italianisti pugliesi. A coordinare il tutto, ha provveduto il Comitato Promotore barese, coordinato dal prof. Ruggero Stefanelli, che ha anche firmato la Presentazione.
Il taglio dei saggi è
decisamente e volutamente accademico e proprio questo particolare, lo notiamo
en passant, può offrire anche l’occasione per una riflessione più generale,
sui rapporti tra il mondo accademico e quello scolastico, sempre più separati, a
compartimenti stagni, mentre dovrebbe essere interesse comune favorirne
l’osmosi, il dialogo. Ma questa è un’altra storia, che ci porterebbe lontano.
I saggi dei due volumi sono disposti in ordine cronologico, dalle
origini ai giorni nostri, partendo dalle lucide pagine di Giuseppe E. Sansone,
che danno una lezione di metodo filologico, per finire con La poesia, domani,
di Giovanni Dotoli.
Ovviamente, una raccolta simile va letta in funzione dei propri interessi, soffermandosi, magari, sull’orazione umanistica per la storia di Taranto di cui parla Francesco Tateo, o sui lavori dedicati alle donne nel Rinascimento, tra cultura e costume (Fedi e Stomeo), sulla Dissertazione sopra i vampiri (Sisto) o sul teatro settecentesco (Distaso).
Se poi si è sensibili agli autori più recenti, non mancano lavori su Foscolo (Ghiazza), Leopardi (De Nunzio-Schilardi), D’Annunzio (Oliva) e Pirandello (Cavalluzzi e Voza).
Sul fronte più specificamente pugliese, dobbiamo ricordare il saggio di Domenico Cofano, Il cammello e l’airone, che spezza una lancia a favore del corregionale Raffaele Carrieri, di cui si pubblicano delle lettere inedite, lamentando la scarsa considerazione di cui gode, malgrado il contributo offerto alla sprovincializzazione della cultura italiana.