INTRODUZIONE A "VINI DA SCRITTOIO"

 

      

          Il vino ha svolto un ruolo importantissimo nel corso dei secoli, assumendo un rilievo tale, da riuscire quasi inimmaginabile per molti giovani del terzo millennio. Per loro, abituati a seguire mode e tendenze in rapido cambiamento, la bevanda di Bacco è solo una delle tante presenti sul mercato, e neppure una delle preferite; ma il vino ha accompagnato, per secoli e secoli, la vita dei nostri avi, offrendo piacere e consolazione, favorendo il sorriso e lenendo il dolore e gli stenti. Tutto si può fare o sopportare, dicono i popolani romani del Belli, nell’Ottocento, ma non si può rinunciare al vino, e anche i siciliani di Verga sono d’accordo con loro.

          La malia del vino colpisce tutti, ricchi e poveri, giovani e vecchi, ottimisti e pessimisti, dal Nord al Sud della penisola.  Certo, ci sono i vini dei signori e quelli dei poveracci, che si arrangiano come possono, ci sono gli amanti del prodotto di alta qualità, esigenti, pronti a cogliere ogni sfumatura del gusto, e quelli che nelle taverne mandano giù i bicchieri alla velocità della luce, specie se c’è chi paga per loro.

        In un mondo perennemente alle prese con la fame, in cui i sogni più belli si trasformano in pantagrueliche abbuffate, il vino è il complemento perfetto, una delizia che talvolta si è anche trasformata in croce, in dipendenza, in malattia, ma è difficile negare che, a conti fatti, in un ideale bilancio, il saldo sia di gran lunga in attivo.

        Gli antichi greci e latini conoscevano già i pregi del liquore di Bacco e Alceo ci ha lasciato dei versi incantevoli, in cui il vino è un antidoto prezioso contro il dolore e la fugacità dei giorni, contro il male di vivere, insomma, per dirla con termini più moderni. La preziosa bevanda è un dono degli dei e quando si soffre non serve a nulla piangere e disperarsi, “far portare il vino/ ed inebriarsi è il solo rimedio”.

   

 

        Il succo della vite si lega al pensiero della pace, e Anacreonte ammonisce: “Non amo chi, bevendo presso il cratere colmo,/ celebra le discordie, la guerra dolorosa;/ amo chi, d’Afrodite unendo e della Muse/ i preziosi doni, canta solo la gioia”.

        Con il vino si brinda alla libertà, come esorta a fare, in una celeberrima poesia, Orazio, che notoriamente si affianca al greco Alceo per l’importanza e la significatività dei riferimenti enoici, e si favorisce anche l’amore, come ricordava con la sua solida dottrina l’Ovidio dell’Ars amatoria.

        Gli echi di questi e di altri passi simili si ritrovano spesso nella poesia italiana, in quella scolastica e di livello mediocre, ma anche in quella più elevata e profonda (e basta pensare, tra gli autori da noi antologizzati, a Carducci).

        Il segreto contenuto nel succo della vite, risalendo i secoli, è giunto fino a noi. Da questa semplice constatazione è nata la nostra ricerca, che si è concentrata, pertanto, sugli autori delle nostre lettere.

        Non abbiamo fatto distinzione tra opere in prosa e in poesia, tra testi appartenenti ad un genere o ad un altro; l’unico criterio è stato quello della significatività del brano, in cui abbiamo creduto di riconoscere uno degli aspetti caratterizzanti del rapporto esistente tra l’uomo ed il vino.

      Questo spiega perché nell’antologia sono presenti composizioni molto note, accanto ad altre pochissimo conosciute; ci sono Pascoli e Goldoni, ma anche scrittori di ristrettissima notorietà o famosi per altri aspetti della propria operosità intellettuale.

        Abbiamo limitato la nostra scelta ad una trentina di brani, sfoltendo di molto il numero rispetto alla cernita iniziale; ma in questo modo abbiamo pensato che la nostra raccolta potesse rientrare nel migliore dei modi nel più ampio contesto di una mostra di incisioni e di stampe dedicate al vino, che si è intelligentemente allargata anche ai vini da scrittoio.

        Ogni brano è stato corredato di un commento, nelle intenzioni sobrio ma compendioso, che mira a permettere una comprensione ottimale, senza dare nulla per scontato. Di conseguenza, abbiamo dato delle notizie sull’autore, sull’opera da cui la composizione è tratta, sul ruolo che il vino svolge in essa, aggiungendo anche delle note di spiegazione sui passi meno perspicui, specie nei brani di poesia.

        Il vino, viene ripetuto fino alla noia, è cultura: quale miglior modo di dimostrarlo?

        FRANCESCO GIULIANI 

 

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