Le Edizioni del Rosone hanno avviato una nuova e impegnativa collana “Filatelia, Numismatica, Collezionismo”. A inaugurarla, due recenti opere La fucina la vendemmia e il legname (col sottotitolo Prose creative sui francobolli della serie ‘Italia al lavoro’), e Bimillenari, scrittori e altri pretesti (col sottotitolo Prose creative sui francobolli del Regno d’Italia) accompagnata, questa, da una sostanziosa ed efficace prefazione di Francesco De Martino, dell’Università di Foggia. L’autore, non nuovo al pubblico dei lettori e degli affezionati alla casa editrice foggiana, è Francesco Giuliani: italianista, professore di lettere al “Fiani” di Torremaggiore, collabora altresì come docente a contratto di Letteratura italiana contemporanea con la foggiana Facoltà di Lettere. Scrittore prolifico e di lungo corso, oltre che giornalista pubblicista e curatore/conduttore di spazi culturali presso emittenti televisive locali, Giuliani procede da tempo con le proprie ricerche su piani paralleli: da una parte occupandosi di autori ormai consolidati (per es. Verga, Carducci, i Futuristi), dall’altra parte prendendo in esame i rapporti letterari intercorrenti tra la Puglia e l’ambito nazionale, un versante tutt’altro che periferico, sul quale c’è ancora molto da fare, e su cui il Nostro ha compiuto (e continua a compiere) un lavoro egregio e meritorio, mettendo in risalto figure e fenomeni a volte misconosciuti oppure non opportunamente o non sufficientemente indagati e valutati. Rispondono a questa linea di ricerca numerose opere di sicuro interesse, peraltro apprezzate negli ambienti della critica, tra cui Viaggi letterari nella pianura, Occasioni letterarie pugliesi, Viaggi novecenteschi in Puglia, Nel Nord della Puglia.
Detto
questo, vengo all’oggetto di questa breve nota. Appassionato collezionista di
francobolli nella giovane età (da leggere, in proposito,
‘I francobolli di Didimo’,
illuminante brano che chiude la prima opera), a un certo punto
Giuliani-scrittore intuisce che la primitiva passione filatelica potrebbe
coniugarsi con l’altra sua innata passione letteraria. L’intuizione, a quanto
pare, con l’inedito apparentamento francobollo-racconto ha sortito buoni
risultati. Ma, procediamo con ordine. La prima opera filatelico-letteraria
La fucina la vendemmia e il legname
riprende il discorso figurativo di una serie di francobolli di Corrado Mezzana,
emessa nel 1950, denominata ‘Italia al lavoro’; questi i mestieri raffigurati:
il vasaio, il navigatore, il pastore, l’aratore, il pescatore, il mastro
d’ascia, il meccanico, il fabbro, il muratore, il carrettiere, il legnaiolo;
presenti, ovviamente, le donne, rappresentate ora con la conca di rame, ora al
tombolo o al telaio, seguono, poi, la raccoglitrice di arance, quella di olive,
l’altra della canapa e, ancora, la vendemmiatrice e le sgranatrici di mais. Sono
19 francobolli simboleggianti il ‘mosaico’ regionale della Penisola, costituendo
allora l’Abruzzo-Molise una sola regione, ispirati al lavoro, un tema centrale
nel corso del Novecento sia a livello delle diverse culture politiche sia a
livello artistico. Mi limito a qualche esempio, la deambrisiana-dannunziana
Carta del Carnaro, del 1920, oltre a istanze democratico-libertarie, conteneva
forti elementi lavoristici; le repubbliche partigiane, in piena guerra,
costituirono il primo, seppur effimero, laboratorio di democrazia fondata sui
principi del lavoro; la Repubblica italiana, secondo la formula adottata dai
padri costituenti (proponente, mi pare, sia stato Amintore Fanfani), è “fondata
sul lavoro”. Sul piano artistico, Ottone Rosai, Ardengo Soffici, Renato Guttuso,
Pellizza da Volpedo, Fortunato Depero, Mario Sironi, Duilio Cambellotti, per
dirne alcuni, si sono ispirati al lavoro. D’altra parte il riferimento al lavoro
è una costante nella cultura italiana fin dai tempi dell’unificazione nazionale,
senza dubbio come sostiene Galli Della Loggia “idealizzato e arcaizzante […]
dunque inevitabilmente rappresentato da ‘vomeri’, ‘gioghi’, ‘artieri’ e ‘pingui
iugeri’”, tuttavia sempre evocato nei passaggi nodali della vita nazionale.
Da questo punto di vista, a giudizio di chi scrive,
La fucina la vendemmia e il legname,
seppure indirettamente, si inserisce a ogni buon conto nel filone culturale,
storico-letterario, connesso all’immagine del lavoro. Attorno ai piccoli
rettangoli zigrinati – icone
memorabili di un’Italia uscita sconfitta dalla seconda guerra, ma piena di
dignità e di fiducia nel futuro – rappresentativi della volontà e delle
speranze, fondate sul lavoro, nell’Italia della ricostruzione postbellica,
Giuliani costruisce la propria scrittura, con un lessico sobrio, ma accattivante
e un periodare breve, fresco e incisivo.
Dopo aver fatto scalo nell’Italia della neonata Repubblica, Francesco Giuliani continua nel suo viaggio ideale in realtà italiane ormai scomparse, dirigendosi verso i lidi più lontani dell’Italia di Vittorio Emanuele III e di Mussolini. Frutto di quest’altro binomio filatelico-letterario, o dell’approdo (tanto per restare nella metafora), è il volume Bimillenari, scrittori e altri pretesti con una cospicua messe di prose creative. I francobolli che ispirano le divagazioni narrative di Giuliani sono quelli emessi fra il 1923 e il 1942, che ripercorrono la sequenza di fatti, di personaggi e di modelli culturali che trovarono la propria espressione e applicazione nell’Italia fra le due guerre mondiali. Per quanto riguarda i testi accompagnatori, ci sono brani dedicati ai francobolli di ispirazione classica o alle serie filateliche per anniversari di uomini illustri (da Virgilio a Cesare Augusto, per citarne un paio) fino a quelli che prendono spunto dai francobolli per grandi autori delle patrie lettere: Dante, Petrarca, Alfieri, Foscolo, Manzoni, e via di questo passo. Insomma, una vera e propria carrellata panoramica fra i nomi eccellenti della storia antica e della letteratura italiana. Non mancano – visto il periodo storico – commenti ai francobolli dedicati ai simboli e agli organismi sociali del regime (dal Dopolavoro all’ONMI, dalle colonie estive per l’infanzia alle organizzazioni giovanili) o a taluni avvenimenti clou del periodo (Decennale della rivoluzione, Bonifiche, ecc.).
Complessivamente, con queste due opere originali, Francesco Giuliani si ritaglia
un posto di tutto rispetto nel panorama letterario italiano di oggi, peraltro
contribuendo ad arricchire il versante collezionismo-letteratura non molto
frequentato. Il suo viaggio a ritroso nell’Italia della lira (perché anche di
questo si tratta) fra personaggi più o meno illustri e figure anonime della
quotidianità del tempo, si compie attraverso le tracce minime (“rettangoli di
carta colorata”, egli dice) di un Paese che fu. Gesti diventati desueti,
mestieri di cui s’è persa la memoria, oggetti comuni diventati roba da museo,
paesaggi oggi mutati (quando non deturpati!), teste coronate, personalità
politiche di primo piano e regimi riposti negli archivi di storia, questa la
materia (filatelica) su cui si innesta il discorso narrativo di Giuliani. Il
risultato? I due volumi non sono soltanto un ritratto chiaroscurale con
divagazioni letterarie di periodi complessi ed emblematici del Novecento
italiano, ma costituiscono un itinerario insolito di sentimenti, lungo il quale
il Giuliani uomo di lettere si muove con la lente d’ingrandimento del filatelico
per individuare le coordinate del vivere, il significato e le ragioni del nostro
tempo storico. Con la sua prosa creativa, Francesco Giuliani sottolinea, dilata
e approfondisce il discorso figurativo, spogliando le immagini della loro
ufficialità e ritualità, le recupera dalla patina del tempo, infondendo in esse
nuova vitalità e comunicatività. Nella sostanza, con questa ricerca narrativa
condotta col filo di piccoli rettangoli zigrinati, di intenso sapore poetico,
Francesco Giuliani riesce con consumata abilità e duttile sensibilità a filtrare
dalla parola ritmi e sostanza, che rendono il lettore partecipe d’una fitta
trama storico-esistenziale e di emozioni.