1963: VIAGGIO TELEVISIVO NELL'ITALIA CHE CAMBIA    

 

 

        Tra il 4 marzo e il 1° aprile del 1963, poco prima delle elezioni politiche, andarono in onda le 5 puntate del ciclo televisivo “Viaggio nell’Italia che cambia”, un’inchiesta realizzata da Ugo Zatterin, che oggi si può vedere su Raiplay. Il giornalista veneto (1920-2000) percorre la penisola italiana riprendendo idealmente il cammino di Virgilio Sabel nel “Viaggio nel Sud”. Sono passati solo 5 anni, ma le immagini del 1958, paragonate a quelle del 1963, appaiono relegate in un lontano passato, ancora condizionato dalla miseria dell’immediato dopoguerra. La televisione ha acquistato sicurezza nei suoi mezzi e nelle sue possibilità, raggiungendo milioni di utenti, e Zatterin si mostra a suo agio, incarnando in pieno lo spirito del boom economico che caratterizza la vita italiana.

         La fiducia nel progresso si riflette persino nel titolo della serie, che consta di 5 puntate, ma dalla durata di circa un’ora, il doppio di quelle del 1958. La direzione della nazione è segnata, ci dice Zatterin, e dunque bisogna assecondare lo spirito dei tempi nuovi. Le fiducie di stampo positivistico nel progresso e l’attenzione sociologica del giornalista salgono in primo piano. Gli interessi economici contrastanti sono destinati a convergere, e anche la classe politica non potrà che continuare a svolgere egregiamente il proprio compito, nello spirito di un centrismo a guida democristiana che si apre alla sinistra socialista.

        

San Severo, braccianti in attesa d'ingaggio

 

         Le linee di lettura di queste puntate, insomma, appaiono chiare. La prima puntata si apre condannando la passione del gioco, incarnata dagli appassionati napoletani, e termina evidenziando i grandi fenomeni sociali in atto, ossia il passaggio in massa dei lavoratori dall’agricoltura all’industria, lo spostamento di moltissimi meridionali alla ricerca di migliori condizioni di vita e la necessità di trasformare l’agricoltura, in modo da adeguarla ai tempi nuovi.

         Con queste chiavi di lettura Zatterin si reca nelle diverse zone dell’Italia, fermandosi in alcuni luoghi significativi. Due città pugliesi, in particolare, rivestono una particolare importanza, ossia Brindisi e San Severo, a cui dedica vari minuti di programmazione. Nella seconda puntata, in particolare, Zatterin si concentra su Brindisi, l’ex città povera, che da poco ha visto l’insediamento della Montecatini. Il complesso industriale, sito a pochi chilometri dalla città, vanta dimensioni e numeri imponenti, e le ciminiere fumanti, che oggi fanno venire in mente altri pensieri, appaiono un elemento fortemente positivo. In tanti hanno trovato uno sbocco nell’industria e la prima pietra del 1959 ha poco dopo lasciato il posto all’inizio della produzione. Sugli schermi scorrono i volti degli operai che hanno cambiato la loro vita, ma anche dei dirigenti, che confidano in un futuro luminoso, una volta risolti i piccoli problemi esistenti. In particolare, c’è bisogno di creare tecnici e manodopera specializzata, ma anche questo sarà fatto. Zatterin intervista gente di ogni tipo, incluso il questore di Brindisi, che evidenzia la netta diminuzione dei reati.

         Non è il momento di parlare dei problemi, insomma, o, perlomeno, non ci sono ostacoli insormontabili. Il concetto viene ribadito nella terza puntata. Si parte dalla zona del Chianti, in Toscana, per poi dirigersi a San Severo, città emblematica al pari di Cerignola, Andria ed altri luoghi segnati da rivolte e violenze del recente passato. L’obiettivo fotografa una piazza in cui sono ormai pochi i braccianti in cerca di un’occupazione. Fino a pochi anni fa erano migliaia i lavoratori costretti a contendersi una giornata in campagna; ora sono tutti emigrati, trasformandosi in operai e muratori. Il ciclone dell’emigrazione ha cambiato il volto di San Severo, e questo dato di fatto è oggetto di discussione. Zatterin intervista il sindaco, i dirigenti della Camera del Lavoro, i coltivatori diretti, e non mancano le riserve su quanto sta avvenendo, ma il giornalista sa bene che l’emigrazione è l’unica risposta logica alla disoccupazione. Certo, nelle città del Nord mancano degli alloggi adeguati, come mostrano le immagini delle case di ringhiera che ospitano i meridionali emigrati, ma anche questo tassello troverà una sua adeguata collocazione.

         A San Severo, intanto, i lavoratori della terra rimasti riscuotono delle paghe migliori, venuta meno la concorrenza, e dunque anche loro stanno meglio. Bisognerà solo modernizzare l’agricoltura, e prima o poi la mentalità giusta si diffonderà anche nel settore primario.

         Il viaggio del 1963 termina con un richiamo alla cultura, intervistando due librai di Brindisi e San Severo, che si esprimono in termini ottimistici, in armonia con l’intero “Viaggio nell’Italia che cambia”. Per i problemi, ci sarà tempo in seguito. Chi rivede oggi le puntate di Zatterin, non potrà che ricavarne tantissimi spunti di riflessione.

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         Nel 1963 la Rai, che festeggia un imponente aumento dei suoi telespettatori, manda in onda le 5 puntate di “Viaggio nell’Italia che cambia”, oggi visionabili su RaiPlay, affidate all’esperto giornalista Ugo Zatterin. Ne viene fuori un ritratto vivo e interessante di una nazione che sta attraversando una fase di boom economico. La disoccupazione diminuisce, i consumi aumentano e gli italiani sognano un futuro di agiatezza. Zatterin incarna in pieno le speranze del periodo, tessendo un elogio dell’industrializzazione italiana, accompagnata da fenomeni la cui carica dirompente doveva manifestarsi solo anni dopo. Di qui l’importanza di questo documento del tempo in cui il Meridione trova un ampio spazio, specie attraverso le immagini di Brindisi e San Severo.

 

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